sabato 9 ottobre 2021

Il mio cane

Ci sono dei giorni in cui tutto mi sembra strano. Tutto quello che ho intorno, le persone, le cose. Mi sembrano tutti insoddisfatti, poi tutti felici, più felici di me, poi tutti falsi e cattivi, tutti miserabili e poi tutti così preziosi. E io mi sento perenne osservatrice di tutto questo spettacolo che cambia, cambia in continuazione.

L'altro giorno ho chiesto a Courtney:"Che dici, dovrei riprendere l'abitudine a scrivere?" e lei dice tipo sì, dice tipo inizia scrivendo su qualsiasi cosa, una cosa semplice, una cosa che hai visto o che ti è capitata nella giornata. E allora ho pensato, a me capita talmente tanta roba nella giornata che potrei scrivere enciclopedie intere. Nel senso, accadono tante cose PER ME. O meglio, a me sembrano un mucchio di eventi. Perchè mi soffermerei a parlare per ore delle voci, delle espressioni, delle mie impressioni al riguardo, del pensiero che mi ha scaturito quel tono di voce e poi quello sguardo. Di chiunque eh, mica solo di chi conosco bene. Per dire, magari vado dal panettiere, gli chiedo 2 panini e lui me li mette in una busta e mi dice solo grazie e non aggiunge "arrivederci" e allora io penso "non ha detto arrivederci perchè magari non ci tiene a rivedere la mia brutta faccia, a sentire la mia noiosa e seccante voce che dice '2 panini per favore gnegnegne', chi cazzo ha voglia di sentirsi questo suono fastidioso nelle orecchie". E poi esco dal negozio e monto in macchina e mentre guido penso a che vita di merda ci tocca fare, che tanto moriremo tutti e mentre vivi devi vedere persone e animali morire e quindi tutto fa schifo. 

E poi squilla il telefono ed è Jamila che mi racconta mille cose tanto divertenti e io vorrei ridere di cuore ma ci sono giorni che non ci riesco perchè sono tanto silenziosa però penso "Ridi, cazzo. Ridi perchè hai delle amiche simpatiche e dolci che ti considerano, ridi anche se tu sei strana e ambigua, ridi perchè avere anche una sola persona che ti chiama è oro colato in questa vita. E ridi, su, porca puttana."

Mi arriva la chiamata del mio fidanzato, lui è sempre normale, sempre felice, sempre coerente e lineare nei suoi stati d'animo. Invece io, se mi chiami nel giorno sbagliato sembro una mummia, magari nemmeno ti rispondo al telefono. Se mi chiami nel giorno giusto ti dico "Quanto ti amo!", se mi chiami nel giorno sbagliato ti dico "Buona serata, ciao ciao". Ma un "buona serata" piatto, non di quelli incazzati della serie "Buona serata, divertiti con i tuoi amici mentre io sto a casa col raffreddore, maledetto stronzo di merda", no, un "Buona serata" piatto come la voce di Google Translate. 

Ma c'è una creatura... Una sola, che riesce a riconnettermi alla realtà. O forse no, mi disconnette dalla realtà e mi porta ancora più lontano, mi porta in vallate di erba color fieno, accarezzata dal tramonto, del colore dei suoi occhi. Jenna, il mio cane, mi fa battere forte il cuore. Mi fa pensare "Che bella la vita con te, Jenna". Ci sono delle notti, quando sono lontana da lei per lavoro, che mi sveglio con la sensazione di averla appena accarezzata. Tutta così morbidosa, profumata di natura, di tutto il buono del mondo. 

Ci sono delle volte in cui sto così fuori, così disconnessa da tutto, che mi dimentico che esistono le persone, che esisto io, che esistono cose e animali attorno a me. E capita che, mentre sto così, mentre cammino in giardino con la testa vuota, senza accorgermi che le mie gambe si muovono e i miei piedi calpestano il suolo, che incontro quel musetto, che mi viene incontro. Incrociamo gli sguardi, ci fermiamo entrambe, l'una di fronte all'altra, distanti e immobili. Dopo una frazione di secondo Jenna muove la coda in segno di affetto e ride. Sì, lei ride quando mi vede. E allora io mi connetto subito e vado ad abbracciarla e coccolarla.  

Il mio cane è speciale perchè capisce che il modo migliore per essermi vicino è semplicemente esserci. Esserci sempre. Vicino. Non in maniera appiccicosa, semplicemente vicino. Il mio cane è speciale perchè sa aspettare. Sa aspettare il mio ritorno, sa aspettare che mi alzi dal letto, sa aspettare l'ora della pappa. Lei è speciale e io la amo con tutta me stessa.

sabato 2 ottobre 2021

BoJack Horseman

 *SPOILER!*

 

Cinismo, sarcasmo e autenticità. Sono questi i primi aggettivi che mi vengono in mente pensando alla
splendida serie animata “BoJack Horseman”.

Strutturata in 6 stagioni dense di significati profondi, BoJack Horseman racconta le (dis)avventure del
protagonista, BoJack per l'appunto, e delle persone che incrociano il suo cammino. Diane, Todd, Mr.
Peanutbutter, Princess Carolyn, Hollyhock: tutte persone che vogliono molto bene a BoJack ma che lui
finirà per deludere e ferire in un modo o nell'altro.

Ma chi è BoJack?

BoJack è un cavallo-umano, attore di una serie di grande successo negli anni '90, “Horsin' around”. Se noi spettatori sapessimo in anticipo quali eventi attendono BoJack, ci soffermeremo a riflettere sul titolo della serie che lo ha reso famoso. Horsin' around, nel gergo inglese significa infatti “bighellonare in giro, farecasino, fare danni”. Proprio come un cavallo, quindi senza volerlo o forse anche di proposito.
Ma noi siamo spettatori che osservano e inizialmente persino non capiscono. Vediamo questo BoJack che si ubriaca, si droga, è uno stronzo colossale. E nel frattempo, mentre guardiamo la serie, sorridiamo, piangiamo, ridiamo fino alle lacrime. Sì, perchè questa serie ti fa sganasciare dal ridere con battute brillanti e originali, mai scontate.

E così conosciamo Princess Carolyn, una donna-gatta forte e indipendente, sempre pronta ad escogitare
soluzioni per ogni problema che la vita le pone di fronte. Innamorata persa di BoJack per lunghi anni,
dopo aver posto fine alla loro relazione, adesso è la sua agente e si occupa di curare i suoi affari e tenerlo fuori dai guai.

Facciamo poi la conoscenza di Todd. Non sappiamo come sia entrato nella vita di Bojack, lo scopriremo
solo moltissimi episodi dopo. Ciò che possiamo capire chiaramente però è che in Todd non c'è nulla di
malvagio, al contrario, è il ritratto della bontà e della purezza. Sempre gentile e generoso, allegro,
volenteroso e con miliardi di idee buffe ed originali che gli frullano nella testa. Ogni sua idea, per quanto strampalata, riesce sempre a metterla in atto, movimentando inevitabilmente le giornate di BoJack e degli altri.

Diane è una giornalista a cui viene assegnato il compito di scrivere una fedele biografia su BoJack
Horseman. Per far questo passerà molto tempo insieme a lui, facendogli molte domande personali e
questo spingerà i due a stringere un legame che durerà nel tempo. Diane è una donna con forti ideali, che ha a cuore temi molto importanti come le guerre, il femminismo, l'inquinamento del pianeta e
simili.

Mr. Peanutbutter è un cane-uomo, la vera essenza dell'ottimismo. Spensierato, mai triste, ogni cosa che fa gli riesce. Sarà lui più di tutti a causare l'invidia di BoJack Horseman. “Come fa ad essere sempre
felice?”, si chiederà spesso.


Ecco, che cazzo ci fanno insieme questi personaggi? Dove vuole andare a parare il regista? Cosa ci sta dicendo?

Il regista non racconta niente di insolito, alla fine della fiera. In BoJack Horseman non ci sono colpi di
scena. O meglio, lì per lì, ce ne sono. Tu, stupido spettatore rimani sbalordito. Ma se ti ci fermi a pensare bene, siamo tutti un po' come i personaggi nella serie. Oppure, se non siamo proprio come loro, nella nostra vita ci è capitato di incontrare persone come Princess Carolyn o Mr. Peanutbutter.

"FAMIGLIE DISFUNZIONALI" è lo sfondo che ci accompagna durante gli episodi. Più andiamo avanti
più cominciamo a capire perchè Princess Carolyn è così rigida, perchè Diane così insicura, perchè Mr.
Peanutbutter così ottimista e così incapace di stare solo, perchè BoJack abbia tutti i vizi del mondo. E
perchè tratta il prossimo senza empatia. Perchè compia azioni sbagliate e poi si pianga addosso per averle commesse.

Siamo un po' tutti BoJack Horseman, anche tu che leggi, anche io che scrivo. Noi vorremmo tanto non
esserlo, ma lo siamo. In continua lotta tra il fare il bene e cadere invece dentro al male, con tutte le scarpe. Che poi il “male” di uno sia più o meno grave di quello che commette un altro, poco importa. Poco importa che ce ne accorgiamo di stare facendo male oppure no. Fatto sta che siamo noi, umani, dai tratti animaleschi. Tutti per bene, moralisti, sicuri di noi stessi, noi che vogliamo sempre di più, che vogliamo ottenere tutto per cibarci avidamente della vita e di tutto ciò che ha da offrire. Noi che ci sentiamo in dovere di dire agli altri cosa sia meglio per loro secondo il nostro punto di vista.

Il regista, senza filtri, ci fa osservare, analizzare, soppesare la vita di tutti i personaggi. Non ci fa giudicare solo le azioni SBAGLIATE che compiono, ci mette davanti alla condizione di avere il quadro completo della situazione.

E io, il regista me lo immagino che ci guarda, al di là dello schermo, a braccia conserte, con aria beffarda, di sfida e ci dice “Bene, adesso dimmi chi è cattivo e chi no, adesso dimmi cosa è giusto e cosa è sbagliato”. E io, seduta sul divano, mordicchiandomi le dita, agitata, potrei solo rispondere “Non lo so”.


Chi sono io per odiare BoJack, che ha avuto una madre e un padre di merda. Ma come faccio a volergli
infinitamente bene dopo che non è riuscito a intervenire per salvare nessuno, anzi, a tratti si è persino reso responsabile delle disgrazie altrui. Anzi no, non è lui il responsabile. Non lo è nessuno.

Allora perchè Hollyhock, la sorella di BoJack, nonostante abbia avuto a che fare con lui, nonostante non abbia mai avuto una madre ma solo 8 padri (come se il regista avesse dato tutti i padri disponibili a Hollyhock, come se volesse colmare la mancanza del padre degli altri personaggi), sia riuscita a non sviluppare una dipendenza, anzi, sia una ragazza-cavallo così assennata e giudiziosa?

Perchè Princess Carolyn nonostante sua madre fosse un'alcolista che in tutti i modi tentasse di tenerla
legata a sé, non ha mai smesso di cercare il bene per se stessa?

La colpa delle azioni sbagliate degli altri non è mai di nessun'altro se non nostra. Possiamo intervenire per aiutare o tentare di migliorare una situazione, questo è ovvio. Ma noi siamo quello che scegliamo di
essere, ogni giorno.


Questa serie tv non è un ritratto ottimista della realtà. E' un ritratto pessimista, fin troppo realistico, cinico e crudo delle nostre vite. Vite normalissime, miserabili, finte. Non c'è nessun lieto fine, non c'è nessun miracolo. Ci siamo solo noi umani che facciamo cose e cerchiamo di capire il perchè le abbiamo fatte e il motivo per cui invece non ne facciamo altre. Siamo noi davanti allo specchio ogni giorno ("You are secretariat") a fare i conti con la persona che siamo. Possiamo passare la vita a incolpare gli altri delle nostre azioni, della nostra cattiva sorte, oppure possiamo rimboccarci le maniche e darci da fare per cambiare le cose.

E nonostante questo, nonostante ci diamo da fare per cambiare le cose, nonostante arriviamo al punto di
dire “oggi sono finalmente una persona nuova”, ci sarà sempre il passato che busserà alla nostra porta.

Sì, perchè la vita non si ferma.

Avanza, inesorabile.

In questa serie tv non ho avuto ansia per la morte di qualche personaggio. Ho avuto ansia per l'avanzare spietato della vita. Che al momento giusto ti porge il conto e ti dice “adesso paghi”. E paghiamo sempre, tutti; con i rimorsi, i problemi mentali, i problemi di salute, i debiti, la depressione.


Non c'è niente di meravigliosamente bello in BoJack Horseman, fa tutto schifo, nel vero senso della
parola. E' una serie che puoi o amare o odiare, non ci sono vie di mezzo. E io l'ho amata perchè ho trovato tanti pezzetti di me lì dentro. Ho trovato tanti stralci di vita, tanta gente che conosco e che ho conosciuto.

Vedersi rappresentati davanti ai propri occhi è una catarsi che per molti di noi si rende quasi
indispensabile. Essere analizzati, spiegati e rappresentati è un regalo che il creatore di questa serie ci ha
voluto fare e io mi sento solo di dirgli grazie.