venerdì 19 febbraio 2021

Altrove

"Altrove", nel vocabolario, significa "In altro luogo, da un'altra parte, presso altra gente".

Ho sempre vissuto in funzione di questa parola, e penso sia quella che più rappresenta il mio percorso di vita. Il mio percorso, che è sempre stato per l'appunto Altrove, presso altre persone (che non conoscevo bene), da un'altra parte rispetto a ciò che mi era più familiare. 

E questa parola continua ad accompagnarmi. 

"Eve, mi ascolti?
"Sì sì, sto ascoltando, va avanti".

E invece a volte no, non sto ascoltando. Molto spesso, non per cattiveria, sono semplicemente Altrove.Ascolto quello che mi viene detto, e nel frattempo penso altre 3 o 4 cose. Che brutto vizio, questo qui. Che bella capacità e che infima condanna, riuscire sempre a scappare via, con la mente. 

Me ne vado sempre via, da quello che non mi piace. 

Ho imparato ad associare questa parola anche alle perdite. O meglio, non l'ho imparato, me lo sono inventato. Ho pensato che quando moriamo, noi andiamo Altrove. Che brutta parola "morire". Mi si fanno gli occhi lucidi solo a pensarla. Morire vuol dire sparire, cessare di esistere, cessare di essere in questo luogo. 

E se chi è "morto", fosse semplicemente Altrove? Mi manca chi è morto perchè non è vicino a me. E' questo che sentiamo. Sentiamo la mancanza fisica, sentiamo di aver perso tempo, sentiamo che non si torna indietro. Ma forse quella persona è solo andata in un altro posto e ci aspetta, fino a che anche noi non andremo Altrove. 

Quando andrò Altrove starò bene, rincontrerò tutti e aspetterò anche io che i miei affetti mi raggiungano lì.

E a proposito di questo, del tempo che abbiamo... Spesso mi sembra così insensato. Sgobbare da mattina a sera senza avere tempo per le cose davvero importanti. Senza avere tempo di stare a giocare col cane, senza avere tempo di guardarsi negli occhi profondamente. Oppure mi capita di pensare che sia insensato non sfruttare ogni singolo istante per stare con le persone che amiamo. Per abbracciarle, ridere con loro, baciarle. Quanto siamo stupidi noi umani.

Prima pensavo che sarebbe sempre stato importante essere accettata nella società, essere bella, arrivare da qualche parte lavorativamente parlando. Ora mi rendo conto invece di quanto tutto questo non mi appartenga. L'unica cosa che cerco di fare ora, è tenere i miei pezzi tutti insieme. A volte ho come la sensazione di non riuscirci. Tipo ultimamente, la testa, mi dà parecchi problemi. E' attaccata al corpo, me la sento attaccata, ma se ne va spesso in giro. Non voglio mai più essere bella, non ci riesco, non riesco nemmeno ad essere carina. Sono uno scricciolino dalla voce fastidiosa. Un piccolo cervello ambulante. Non riesco più a trovare i miei contorni, so solo che i miei capelli devono essere lunghi e rossi. 

Quanto non mi piace stare qui, quanto vorrei essere Altrove, anche adesso, anche adesso che ho quasi 29 anni.

sabato 6 febbraio 2021

Suicidal Personality

Quando ero adolescente e mi capitava di digiunare, abbuffarmi o autolesionarmi, pensavo che sarebbe tutto sparito magicamente "da grande". Ero solita cullarmi nella speranza, quasi nella certezza, che si guariva così, da soli, raggiungendo un'età specifica.

Oggi che sono grande, ho scoperto che non era vero. O meglio, per me non era vero. Mi sono trascinata dietro, come un sacco nero pieno di immondizia, tutta quella robaccia. L'unica cosa che è cambiata "da grande", è che ora so dare un nome alle cose. So dire con chiarezza se quello che provo è rabbia, tristezza, gelosia, frustrazione, amarezza, delusione. So dirlo senza vergognarmene. So essere più onesta con me stessa e di conseguenza anche con gli altri.

Io pensavo che da grande avrei avuto cura di me, in tutto e per tutto. Invece non è così, non fa parte di me questa cosa. Continuo invece a coltivare una personalità tendente all'autodistruzione, che sia essa fisica, mentale o di altro genere. Continuo a spingermi a fare lavori che mi consumano, che mi stressano, che mi fanno stare a contatto con un mucchio di gente. Gente che io non ammiro, anzi, tutto il contrario. Non riesco mai a fare le cose che mi piacciono, anzi, me ne tengo quasi lontana. 

Vado a lavoro ogni giorno, lavoro tante ore, guadagno tanti soldi che non ho mai il tempo di spendere. E questa routine non mi da tempo di riposare abbastanza, di nutrirmi adeguatamente, di ricaricarmi. Mi scarica, mi consuma, mi toglie tutto e mi lascia sola con me stessa. E' come se consumasse tutti gli involucri che mi metto sopra per coprirmi. Perchè io, in realtà, cerco di nascondere la mia anima agli altri. Voglio nascondere ciò che ho dentro, tutto il brutto che la vita mi ha lasciato. E invece quando sono stressata (e succede quasi sempre per il lavoro), mi si legge trasparente in faccia. Mi si vede da lontano quanta fatica faccio a reggere il peso delle cose che mi porto dentro. 

E' come se ce l'avessi scritto negli occhi lucidi e con le occhiaie, che non dormo bene da anni, da quando mio fratello ha rischiato di morire davanti a me, da quando mio cugino è morto arso vivo e io l'ho visto in ospedale. Sembra che si possa vedere tutto il mio passato; lo si possa leggere nell'aria persa che mi porto incollata sul viso. 

Sembra che si percepisca subito che sono un pò troppo magra che quasi pare che qualcosa mi stia addosso come per farmi spezzare da un momento all'altro. Come se stessi portando qualcosa sulle spalle di troppo pesante per me, che mi affatica così tanto che pare che stia per cadere giù. 

E' da qualche settimana che sogno incubi. Allora ho pensato "Voglio farmi del male, voglio tagliarmi". E subito dopo "No no, mai. Dopo anni di passi avanti, non posso mandare tutto a puttane adesso. Ho quasi 30 anni io."

Ma a nulla serviva frenarmi, continuavo a pensare cose brutte, cose orribili che avevo visto, cose macabre che potrebbero capitare a me, ai miei cari. 

E invece ieri notte ho pensato "Ma non era meglio che mi suicidavo come avevo deciso anni fa..."

E poi ho pensato, che ora ho capito quando e perchè mi vengono in mente queste cose. Le penso quando sono così esausta da non riuscire a dormire. Così affamata da non riuscire a mangiare. Così stressata da non riuscire a respirare. 

E penso "Sarebbe bello se mi addormentassi per sempre, dolcemente... Per mettere fine a tutto questo caos che ho nella testa, per non sentire più la fatica della vita..."

"Se perdessi tanto sangue, sentirei dolore? Soffrirei tanto?"

Non vedo i miei amici (quei pochi che ho), da mesi. Li sento sporadicamente. Spesso capita che se non li cerco io, non ci sentiamo per tanto tempo. Non vedo il mio fidanzato da 8 giorni, un pò per impegni, un pò perchè in realtà non volevo vederlo. Perchè sembra che le persone vogliano stare con me solo quando c'è qualcosa da fare, tipo commissioni, pulire, cucinare. Come se servissi a dare soltanto una mano. Quando invece c'è da fare qualcosa di divertente, non mi chiamano. Penso di essere noiosa ai loro occhi. Effettivamente non sono una persona molto leggera. 

Domani il mio fidanzato mi ha chiesto di vederci, ma io non so se vorrò. Lo sto evitando da giorni perchè mi vergogno di farmi vedere, un pò da tutti; non so perchè. 

Oggi sono andata dal parrucchiere. I capelli sono uguali identici a prima. Come se pure il parrucchiere lo sapesse che non c'è niente da fare con me, con la mia roba. Come la tagli, come la colori, rimane sempre tutto un ammasso di schifo.

Dopo essere stata dal parrucchiere sono andata da mia nonna. Le ho chiesto, ultimamente, di insegnarmi a cucire, visto che lei è sarta. E' bello imparare da lei. Mi piace vederla fiera di insegnarmi qualcosa in cui lei eccelle. Mi piace che dà per scontato che non sono brava e che imparerò col tempo e con tanta pratica. "Vieni quando vuoi!", mi dice sempre. 

Non riesco a dipingere, non riesco ad allenarmi, sono bloccata in questi giorni. La mia scrivania è un casino, ci sono i vestiti sopra, le matite, i pennelli, i pennarelli, gli acquerelli, lo smalto, la bottiglia dell'acqua, le forbici, la crema, i quaderni da disegno, il diario. 

I miei hanno deciso, ormai da tempo, che anche il mio cane è roba loro. Non mi appartiene nulla secondo loro, nemmeno la mia vita. Perchè se non fosse stato per loro, io nemmeno sarei esistita, io nemmeno sarei rimasta viva fino ad oggi. 

Ma che vita è questa che faccio? E perchè poi, a che pro?

Ho paura di tutto. Eppure lo faccio uguale. Tutto quello di cui ho paura. Stilo una lista, mi tremano le gambe, ma mi presento lo stesso al patibolo per la fucilazione. Come volontaria, non come condannata. "Io, io, per favore, prendete me". Vado, supero, cambio strada. Di nuovo. Verso un'altra prova, diversa, sempre più difficile. 

"Fino a che punto è il mio limite? E' eccessivamente alto, o al contrario bassissimo?"

Quando scrivo, è per dimenticare o per ricordare? Scrivo per alleggerire. Scrivo per svuotare, scrivo per vomitare. 

Non faccio sesso da... Da quando? Non mi ricordo più. Perchè non ho proprio voglia. Perchè mi sento brutta, mi sento vuota, mi sento inespressa. 

Il mio fidanzato mi scrive "mi manchi", mi scrive "ti amo tanto" e io è come se non avessi letto. Rispondo sempre "anche io!", ma vorrei solo dirgli "non ho capito che intendi".