giovedì 2 gennaio 2020

Sparizione

E se la soluzione fosse sparire, senza lasciare traccia di sè? Lasciando solo cose fatte da me, ma che siano altri ad usufruirne. Del resto, non è quello che ho sempre fatto? Dare e poi sparire dalla vita di quella persona quando non servivo più. E se estendessi questo concetto a qualunque persona io abbia intorno? Lasciare qualcosa di mio, ma non me.

Dissolta nel nulla. 
 
Non nego che inizio a riflettere seriamente sulla questione, anche se non ho idea di come poter attuare un simile piano. Il fatto è che sono davvero molto stanca. Di una stanchezza che mi trascino dietro da tempo ormai. Stanca di ascoltare, di sostenere, di aiutare, di non trovare una persona che mi somigli, una persona a con cui condividere le cose, una persona che mi aspetti fuori dal cancello di casa per andare a fare una passeggiata, una persona che non mi faccia sentire inadatta, strana, diversa, di troppo. Una persona che non abbia necessità di "domarmi", una persona che mi faccia capire che vado bene così e ha piacere a passare tempo con me.
Penso di essermi rassegnata all'idea di rimanere sola ed individuale. Perchè nessuno capisce, nessuno ce la fa a sostenere tutto quello che sostengo io, nessuno riesce a sostenermi, perchè è davvero difficile. 

Due giorni fa con mio padre, mentre eravamo in macchina, abbiamo avuto un dialogo strano. Mi ha detto che secondo lui, fare corsi, lavorare tanto, non dovrei farlo. Non ti serve, mi ha detto, tu potresti fare un lavoro qualsiasi, pagato non troppo, non hai bisogno di fare la donna in carriera. Parlava dando quasi per scontato che io avrò, presto o tardi, un uomo al mio fianco che provvederà a me. Parlava pensando che ben presto, io farò la mamma. Ma io gli ho detto:"E a me chi ci pensa scusa? Quando dovrò mantenere la macchina, fare viaggi, comprare cose per me, chi ci pensa? Non ci pensa nessuno pà, ci devo pensare io, io e basta. E poi tu, mamma, mio fratello? Se serve qualcosa, chi ci pensa? Ci penso io. Io non faccio la donna in carriera, io faccio quello che so fare, penso al futuro, perchè se non lo faccio io, non lo fa nessuno al posto mio."
E di nuovo lascio mio padre senza parole. Perchè nessuno se lo aspetta il motivo vero per cui io faccio le cose, perchè non è quasi mai un motivo palesato o semplicemente, la maggior parte delle ragazze della mia età non pensano a questo, non hanno queste esigenze. E soprattutto, dopo tutto quello che mi è capitato, verrebbe più da pensare:"Ma come cazzo è che sta ancora in piedi e invece di buttare sangue dalla bocca addirittura fa e disfa piani, aggiusta, consola; ma non crepa mai questa?"
E lui ha detto che è contento se è questo il programma e poi ha detto:"Te non sei una tipa che si butta nel letto e si chiude in camera, non sei mai stata così... Hai un carattere molto forte, addirittura troppo forte per essere una donna..."
E lì gl'avrei voluto chiedere:"E allora come si fa? Spiegamelo pà, come faccio a essere meno forte? Voglio accasciarmi a terra e piangere tutto il dolore di questo anno, tutti i dolori che mi sento nel corpo, tutte le notti insonni, tutti i dolori che non ho potuto piangere perchè dovevo consolare ed essere forte per chi non riusciva. Mi dai una mano tu pà? A diventare uno scricciolo minuscolo e impaurito, una cosa debole, talmente debole e innoqua che la si può solo amare. Aiutami tu perchè io a cambiare non ci riesco."

A me viene facile solo di essere forte, solo di ricacciare dentro le lacrime, soprattutto da quando mio cugino è morto di morte violenta. E' come se ogni cosa avesse perso il suo significato, come se fosse tutto meno importante, irrilevante. E' come se tutta l'agonia, la corsa all'ospedale, le grida, l'esplosione, fosse tutto ancora qui. Ogni giorno è come se dovesse accadere ancora tutto quello che purtroppo è già successo. E' come se aspetto che torni, come se in realtà niente se l'è portato via così. 

Vado a lavorare con mio zio da quando mio cugino non c'è più. Mi è venuto spontaneo dirgli "vengo io a darti una mano zio". Ma mica per i soldi, come pensano tutti. Solo perchè io sapevo che zio non ce l'avrebbe fatta tutti i giorni a reggersi in piedi, a fare finta di niente, ed io mi sono sentita la persona più adatta a prendersi l'onere di vedere un padre annientato, coraggioso ma spezzato a metà dal dolore. Mi sono sentita l'unica in grado di non piangere con lui ogni volta che qualcuno lo ferma per abbracciarlo e fargli le condoglianze. Io guardo a terra, di fianco a lui, come una specie di angelo custode, che si assicura che niente altro di male possa accadere. Guardo mio zio quando scende dalla macchina, lo accompagno ovunque, guardando intorno per vedere che nessuno voglia fargli del male, perchè mio zio è un omino piccolo e anche molto pacifico, penso che non si ribellerebbe mai a nessuno. Io invece so essere una bestiaccia se serve e quindi gli guardo solo le spalle. 

Anche gli studi che voglio intraprendere sono per mio cugino, che non ho saputo aiutare. Lui era molto depresso, da un anno, e io non ho avuto i mezzi per stargli vicino. Lo portavo solo a passeggio coi nostri cani, gli dicevo che doveva essere forte, che noi eravamo tutti li per lui. Ma la depressione è brutta, non è una cosa facile. Io ho ascoltato e ascolto gli scleri di tutti che si sentono in colpa perchè lui non c'è più. Io ascolto, consiglio, sono forte, io non crollo, rimango ferma come una colonna a cui appoggiarsi. 
Ma dentro implodo, penso e sogno cose da far venire i brividi, certe volte ancora non dormo, per più di un mese non ho proprio dormito dal dolore. E la cosa brutta è che non c'è soluzione, non c'è consolazione per nessuno.  

Io non ho un posto cui mi sento di appartenere. Nè un posto, nè persone. Mi sento sempre male, sempre a disagio. Se mi ci sento in casa, figuriamoci fuori. E il disagio si amplifica quando vedo che al contrario di me, tutti hanno trovato il loro posto nel mondo. Io no, io da nessuna parte e consapevole che non lo troverò mai. Mi sento tranquilla solo in camera mia, tra le mie cose, i miei libri, il mio computer, la mia musica, le mie cose per dipingere, le mie cose per scrivere. 

Ho aspettato tutta la vita che qualcuno mi raggiungesse. Io mi sono mossa in continuazione ed insconsciamente ho sempre atteso che qualcuno si unisse a me nel fare quel che io stavo facendo. Ma non è mai accaduto. E da pochissimo ho realizzato questo. E ho capito anche che nessuno farebbe mai alcunchè al mio fianco, forse perchè non do sicurezza o semplicemente perchè sono una compagnia sgradevole o che a lungo andare diventa ingombrante e ingestibile. Le persone preferiscono fare le loro cose con altri, con me no. E io capisco adesso. Ho preso coscienza del fatto che qualsiasi cosa, sarò sempre sola a farla. Ecco perchè prima mi veniva paura. Perchè inziavo le cose pensando "va beh, io inizio, tanto poi mi aiuta tizio o caio". Ecco qual'era l'errore. A ritrovarmi poi sola mi veniva terrore e facevo disastri presa dall'ansia. Invece, ora, iniziando sapendo che dovrò affrontare tutto in solitudine, è un'altra storia. Faccio le mie valutazioni diversamente e doso meglio le mie energie.